La Chiesa

Data di pubblicazione:
23 Agosto 2022

Il nucleo originario della Chiesa risale all’anno 1000 circa: si trattava di una piccola chiesa privata in pietra fatta erigere dalla famiglia di stirpe longobarda De Ticengo.

Nel 1083, con atto notarile, i De Ticengo donarono la propria Chiesa con le relative pertinenze all’ordine benedettino di Cluny, impegnandosi a non avanzare in futuro rivendicazioni sull’edificio ed a proteggerla da eventuali pretese di terzi, ma ponendo come condizione l’inalienabilità della Chiesa, che sarebbe quindi dovuta rimanere in perpetuo nel patrimonio cluniacense.

L’attuale aspetto della Chiesa è frutto di una complessa evoluzione edilizia, fatta di giustapposizioni, svuotamenti e ristrutturazioni.

 

Il nucleo originario romanico, più corto, basso e stretto dell’attuale, si articolava in 3 navate coperte da volte forse solo nella parte presbiteriale, terminanti in 3 absidiole semicircolari (due delle quali, poste a destra e sinistra dell’abside centrale, sono tuttora visibili);

la facciata era preceduta da un protiro quadrangolare, forse aperto da arcate su tutti e tre i lati;

già esistente all’epoca era anche il campanile, che comunicava con l’area presbiteriale e concluso da una cella a bifore.

Tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo venne aggiunta un’ampia cappella rettangolare sul lato nord, in cui si può verosimilmente riconoscere l’oratorio dedicato alla Vergine; la cappella, articolata in due campate coperte da una volta a crociera, venne messa successivamente in comunicazione con la navata tramite i due grandi archi tuttora visibili.

Sul finire del XIV secolo venne aggiunta una terza cappella sul lato settentrionale, coperta da una volta ogivale a costoloni e comunicante con l’aula tramite un arco a sesto acuto.

Nel XV secolo l’edificio venne radicalmente ristrutturato: le tre navate e l’atrio vennero demoliti e sostituiti dall’ampia aula unica, suddivisa in 4 campate da arconi ogivali che reggono direttamente il tetto a due falde.

Tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo furono realizzati gli svariati affreschi di iconografia francescana. Venne costruita l’ultima cappella rinascimentale a sinistra dell’entrata, coperta da volta a ombrello e decorata da affreschi attribuiti a Paolo da Caylina il Giovane, e creato spazio per il Fonte Battesimale sulla destra.

All’inizio del XVI secolo venne aggiunto anche il profondo coro semicircolare, decorato con affreschi raffiguranti i 12 Apostoli.

Infine, nel 1700, venne innalzata la Cappella cimiteriale barocca antistante la Chiesa che svolse le funzioni di cimitero per i defunti provagliesi fino alla costruzione dell’attuale nel 1820 circa.

Tutte le modifiche susseguitesi nel corso dei secoli fanno della Chiesa di San Pietro in Lamosa un esempio pressoché unico in Italia, che testimonia ben 4 stili artistici risalenti a differenti epoche:

  • il Romanico del nucleo originario della Chiesa e delle prime due cappelle (XI/XII secolo);
  • il Gotico della terza cappella sul lato nord (XIII secolo)
  • il Rinascimento  dell’ultima cappella (XV/XVI secolo)
  • il Barocco della Cappella cimiteriale antistante la Chiesa stessa (fine XVII secolo - inizio XVIII secolo)

LA DECORAZIONE PITTORICA AD AFFRESCO

Prima cappella lato nord
La semplice ornamentazione duecentesca a tralci floreali di colore rosso presente sulla volta della cappella, che rappresenta la più antica immagine pittorica presente già nel primitivo nucleo del 1083 della Chiesa, racchiude l’affresco d’altare, realizzato dopo il 1475 (anno del martirio del Beato Simonino da Trento), raffigurante una Madonna in trono con Bambino, affiancata a destra dal Beato Simonino con San Benedetto, e a sinistra da Santa Lucia e Santo Stefano.
Lungo i frammenti dell’antica decorazione floreale, è possibile riconoscere i contorni di una mostruosa protome leonina, nonché un tondo che raffigura due monaci, identificabili con il Santo fondatore dell’ordine benedettino e con il riformatore della congregazione cluniacense.
Il sottarco verso la cappella presenta un riquadro quattrocentesco con S. Antonio Abate, quello verso la navata un S. Sebastiano ed un Santo Vescovo, datato 1514.
A lato di una stretta monofora, poi chiusa in seguito all’aggiunta delle cappelle, è stato rinvenuto il frammento di un affresco romanico rappresentante una Santa o la Vergine Annunciata, con una grande aureola dorata.

Seconda cappella lato nord
La cappella, dedicata a S. Antonio, presenta una serie di ex voto databili tra il quinto e l’ottavo decennio del Quattrocento.
L’affresco d’altare, con le figure di S. Antonio Abate in trono tra S. Benedetto e S. Pietro Martire intenti a presentare i rispettivi committenti, riporta la data del 1456 e il nome del donatore, Alessandro Pellegrini da Martinengo; alla stessa famiglia è ricollegabile il riquadro affrescato sull’estradosso dell’arco verso la navata, databile con buona probabilità al 1471, come deducibile dalla pur lacunosa iscrizione in volgare.
Il registro inferiore presenta due pannelli simmetrici, eseguiti su uno strato di intonaco posteriore dopo il 1456: una Pietà fortemente drammatica, con la Vergine in atto di sostenere il corpo esanime del Figlio, e una Madonna con Bambino seduta in un alto trono gotico.
Gli affreschi deteriorati dell’arco della cappella rivolto verso la navata presentano quattro riquadri raffiguranti S. Pietro Apostolo, S. Agata, S. Pietro Martire e una Madonna in trono con Bambino.
Completamente perduti sono gli affreschi della volta con i simboli dei quattro Evangelisti in ciascuno degli spicchi.
Il pannello verso la navata riporta una Annunciazione con le figure speculari della Vergine e dell’Angelo, sottesa da una fascia decorativa a finti marmi policromi intervallati da tondi e culminante al centro in una Imago Pietatis contrapposta all’immagine del Padre Eterno tra i Beati.

Terza Cappella Lato Nord
L’affresco d’altare, databile agli inizi del XVI secolo e raffigurante una Crocifissione tra i Santi Bernardino da Siena e Nicola da Tolentino, entrambi rappresentati con il libro della Regola e gli attributi della dedicazione a Cristo, fu commissionato dalla famiglia signorile dei Capitanio da Scalve, che scelse poi la cappella come propria sepoltura, come testimoniato dalla lapide del pavimento con relativo stemma.
Nella parete verso la navata rimane una raffigurazione di Santa Lucia, mentre nel sottarco possiamo ammirare due riquadri con una Madonna con Bambino e un Beato Simonino.

Quarta Cappella Lato Nord
La decorazione della cappella del Santissimo Sacramento, datata tra il 1525 e il 1528, collocata già dall’Ottocento nell’ambito della scuola del Romanino, è stata definitivamente attribuita a Paolo da Caylina il Giovane.
Negli otto spicchi della volta a padiglione si alternano le figure degli Evangelisti e dei Dottori della Chiesa Occidentale.
Nelle lunette sono invece raffigurati i busti di Profeti e Sibille, mentre rimane nascosta dalla cornice dell’altare della Madonna del Rosario una raffigurazione della Sacra Famiglia.

Pilastri della Navata – Parete sinistra
La decorazione dei pilastri, realizzata a partire dall’ultimo decennio del Quattrocento, come si deduce dalle date delle dediche, presenta un’uniformità di esecuzione da suggerire la realizzazione da parte di un’unica maestranza.
Gli affreschi occupano i tre lati della struttura del pilastro e presentano una teoria di ex voto con rappresentazione di Santi: a partire dal primo pilastro in capo all’abside troviamo le figure di S.Rocco, S. Lucia, S. Sebastiano, un Santo Cavaliere con data 1493, S. Sigismondo, una Madonna in Trono con Bambino, S. Rocco.

Parete di controfacciata
Gli affreschi di questa parete risultano purtroppo poco leggibili a causa del cattivo stato di conservazione e sono riferibili ad un periodo compreso tra il 1497 e il 1518.
Sul lato sinistro dell’ingresso, su due registri sovrapposti, troviamo in quello inferiore un Beato Simonino e, in quello superiore, tre pannelli commissionati nel 1497da diversi offerenti, raffiguranti una Natività frammentaria, una S. Lucia e una Madonna in Trono con Bambino, accompagnato da una scritta con l’anno di esecuzione (1497).
Sul lato destro, ai lati della finestra che collega la Chiesa con l’Oratorio dei Disciplini, troviamo una Madonna con Bambino e un Beato Simonino, datato 1518.

Navata - parete destra
Gli affreschi più antichi conservati su questo lato della Chiesa si trovano nella superficie superiore delle pareti, che ornava le navate della Chiesa originaria, purtroppo irreparabilmente danneggiate dalle sovrastrutture e ricoperte da strati di intonaco posteriori.
Nella prima campata l’affresco centrale (interrotto dall’antico ingresso al campanile) è suddiviso in tre scomparti di cui purtroppo il centrale è andato perso:

  • il primo riproduce una scena con la Vergine, un Papa e un Vescovo che lavorano la terra sotto una pioggia battente; l’episodio potrebbe essere riconducibile o ad un fatto realmente accaduto nel 1476 (una forte tempesta in territorio bresciano), o più semplicemente potrebbe trattarsi di un ex voto per ringraziare la Vergine per la pioggia dopo una lunga siccità;
  • il secondo, sulla destra, raffigura il matrimonio mistico di S. Caterina d’Alessandria tra angeli musicanti, con la Vergine in trono.

Al di sopra troviamo i lacerti di uno sposalizio della Vergine.
L’estradosso del pilastro che delimita la seconda campata esibisce un San Pietro Martire, inquadrato in una nicchia a borchie che, nell’intradosso del pilastro, ospita un S. Bernardino da Siena, identificato dalla scritta sottostante.
Nell’estradosso del pilastro seguente rimangono due riquadri con una Madonna con Bambino e S. Sigismondo, che è stato sovrapposto ad una precedente raffigurazione del Beato Simonino. Nell’intradosso si alternano una Madonna con Bambino e una Deposizione.
Nella penultima campata è degna di nota la decorazione del registro superiore, consistente in alcune raffigurazioni mariane del XIII-XIV secolo e un una Annunciazione trecentesca.
L’affresco più antico della parete è una Madonna con Bambino che regge tra le mani un pappagallo, sullo sfondo di un drappeggio rosso sostenuto da una coppia di angeli, ascrivibile alla fine del XIII secolo.
Il pannello attiguo ospita due affreschi mutili, una Madonna in Trono e un’Annunciazione, mentre nel registro inferiore alcuni riquadri ospitano un S. Bernardino da Siena, il santo domenicano Vincenzo Ferrari, una Santa Monica dolente, madre di S. Agostino.
La serie degli ex voto si conclude, nell’intradosso dell’ultimo pilastro, con un riquadro datato 1495 e raffigurante S. Antonio Abate e S. Francesco. Degno di nota anche il Santo Cavaliere dipinto sull’estradosso dello stesso pilastro.

Presbiterio
Le superfici affrescate presentano, entro nicchie ad archetti trilobati, i dodici Apostoli in atto di ostentare gli articoli del Credo; le figure sono identificate, oltre che dai propri attributi, anche dal loro nome scritto in caratteri gotici.
Il ciclo pittorico non è stato portato a termine ed è rimasto in parte allo stato di sinopia per motivi che non ci sono noti, situazione riscontrabile anche nell’attiguo locale della Disciplina.

Fascia decorativa sommitale
La fascia ornamentale sulla sommità delle pareti ha il compito di armonizzare e definire le partiture architettoniche dell’edificio rinnovato; si compone di un’alternanza di girali di calendule e margherite con oculi simmetrici con busti di apostoli e santi francescani.
La sequenza delle immagini non è casuale e da un lato rispetta la dedicazione delle cappelle e del battistero, dall’altro conferisce maggior risalto alla parete di controfacciata.
I Santi, definiti con tratto marcato per facilitare la visione dal basso, denotano evidenti attinenze con la pittura decorativa quattro-cinquecentesca e sembrano essere opera di un artista lombardo della seconda metà del Quattrocento.

LE PALE D’ALTARE

Ringraziamento alla Madonna del Rosario per la Vittoria contro i Turchi a Lepanto
La tela, collocata sopra l’altare della Cappella cinquecentesca del Santissimo Sacramento, è stata attribuita a Francesco Giugno, artista bresciano vissuto tra il 1574 e il 1621. La raffigurazione vuol essere una sorta di ringraziamento per la vittoria del contingente cristiano (composto da Spagna, Stato Pontificio e Venezia, con l’aiuto del Ducato Sabaudo e della Repubblica di Genova) che, nel 1571, sconfisse a Lepanto un’armata di 280 navi turche, arrestando così le mire espansionistiche sull’Europa dei Turchi. Al di sotto della Madonna con Bambino sono riconoscibili 6 figure attinenti ai protagonisti della battaglia: da sinistra San Carlo, il Re di Spagna Filippo II, il Papa Pio V, il comandante delle truppe Don Giovanni d’Austria, il Doge Sebastiano Venier e, ultimo a destra, il cardinal Benelli. La pala deve collocarsi giocoforza tra il 1610 e il 1620, dal momento che San Carlo fu canonizzato nel 1611.

Il Padreterno con S. Andrea, S. Carlo Borromeo, S. Agostino, S. Orsola e S. Antonio Abate
La pala, posta nella cappella in capo alla navata sinistra, è stata attribuita in base a considerazioni stilistiche, ad Antonio Gandino, artista bresciano vissuto tra il 1565 e il 1630. È caratterizzata da una composizione ritmata da un fitto gioco di sguardi: S. Andrea volge lo sguardo verso l’osservatore, S. Carlo fissa negli occhi S. Agostino, S. Orsola guarda nella direzione di S. Antonio Abate il quale, a sua volta, alza gli occhi verso il Padreterno. Il gesto di Dio, che allarga le braccia, può essere interpretato sia come un abbraccio a tutti i suoi Santi, sia come un’indicazione ai due edifici che stanno alla sua destra e alla sua sinistra. L’opera è databile dopo il 1611, data di canonizzazione di S. Carlo.

La Madonna con Bambino e i Santi Pietro e Paolo
Il terzo dipinto campeggia nel presbiterio entro una semplice cornice ed è opera di scuola lombardo-veneta. L’opera potrebbe essere riferibile all’artista Domenico Carpinoni di Clusone, vissuto tra il 1566 e il 1658, sia per questioni puramente stilistiche, sia sul versante cronologico. L’opera ci è pervenuta, purtroppo, in un notevole stato di degrado che rende complicato ogni tentativo di ulteriori approfondimenti relativi all’attribuzione e all’interpretazione stessa del dipinto.

Crocfisso con la Madonna, Maria Maddalena, S.Giovanni e le anime salvate dal Purgatorio
L’ultima pala, che troneggia sulla parete di controfacciata proprio al di sopra della porta della Chiesa, non è mai stata restaurata ed è quindi di difficilissima lettura. Lo stato della tela non è tale da poter asseverare attribuzioni perentorie, ma alcune caratteristiche potrebbero far pensare al Voltolini e al suo ambiente, mentre alcuni volti più leggibili (come quelli delle anime del Purgatorio) lasciano presupporre l’opera di un maestro più sicuro e disinvolto, quale potrebbe essere Sante Cattaneo, artista salodiano che si colloca tra il Barocchetto e il Neoclassico.

 

Ultimo aggiornamento

Martedi 23 Agosto 2022